Intervista al Dott. Alexander Kirienko, ortopedico e specialista in allungamento osseo

Il mal di schiena è uno dei disturbi più diffusi, ma spesso dietro questo sintomo si nascondono squilibri strutturali poco evidenti. Tra questi, un ruolo importante è svolto dalla dismetria degli arti inferiori, una condizione che può alterare l’allineamento del bacino e provocare dolore persistente. Per approfondire il tema abbiamo invitato il dottor Alexander Kirienko, ortopedico e uno dei massimi esperti in Italia nelle tecniche di allungamento osseo.

Dottore, il mal di schiena può essere il segnale di un problema più serio?

Assolutamente sì. Il mal di schiena può derivare da una semplice artrosi della colonna vertebrale, molto comune con l’età, ma può anche rappresentare il segno di una patologia strutturale vera.
In particolare, le cause principali possono essere due: una inclinazione della colonna, come accade nella scoliosi congenita, oppure un’inclinazione secondaria a una dismetria degli arti inferiori, che altera l’assetto del bacino. Anche una differenza minima, se ignorata, può comportare nel tempo una curvatura compensatoria della colonna e dolore cronico.

In quali casi plantari e rialzi possono aiutare a ridurre il mal di schiena?

Il primo passo è identificare correttamente la dismetria.
Nei bambini, il problema può essere notato dal pediatra o dai genitori. Negli adulti, invece, è fondamentale una visita ortopedica con misurazione accurata, spesso effettuata inserendo piccoli rialzi sotto il piede per verificare il riallineamento del bacino.
La conferma arriva dall’esame radiografico degli arti inferiori con bacino in carico, che quantifica la differenza di lunghezza.
Quando la dismetria è minima – 7-8 mm fino a 1 cm – è possibile compensarla con plantari personalizzati. Se il paziente ottiene un miglioramento significativo del dolore e della postura, si può proseguire con la terapia conservativa.

Quando invece non basta più la terapia conservativa e si deve pensare alla chirurgia?

La chirurgia entra in gioco quando la dismetria diventa significativa, sia essa congenita o secondaria a un trauma non diagnosticato in passato.
In genere consideriamo 2 cm come limite oltre il quale il compenso con plantari non è più sufficiente. Superata questa soglia – o anche poco prima, se il paziente è sintomatico – la schiena non riesce più a compensare e il dolore tende a peggiorare.
In questi casi, per correggere in modo definitivo la dismetria e prevenire danni alla colonna, è necessario valutare un intervento di allungamento osseo.

 

Quali metodiche chirurgiche si utilizzano oggi per l’allungamento osseo?

Oggi disponiamo di due principali tecniche.
La prima è il fissatore esterno, una metodica consolidata che permette di allungare l’osso progressivamente.
La seconda è il moderno chiodo endomidollare allungabile, che viene inserito internamente nell’osso e consente un allungamento controllato con maggiore comfort e minore impatto esterno per il paziente.
Sono procedure che richiedono grande esperienza specialistica e un programma riabilitativo dedicato, ma che rappresentano la soluzione definitiva nei casi di dismetria importante.

Conclusione

Ringraziamo il dottor Kirienko per la sua disponibilità e per la chiarezza con cui ha spiegato un tema tecnico ma molto rilevante per chi soffre di mal di schiena.
Il dottore tornerà presto ai nostri microfoni per approfondire nel dettaglio le innovazioni nella chirurgia di allungamento osseo.

Leggi l’articolo con approfondimenti a cura della redazione dossiersalute.com

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